Chi ha il pane non ha i denti

Progetto in corso SERIE DI PIATTI Acrilico e spray su piatti da tavola in porcellana Richard Ginori
MA NDO' VAI Diametro: 21.5 cm
MULY Diametro: 21.5 cm
KFC Diametro: 21.5 cm
ESTATHE Diametro: 21.5 cm
ROMA Diametro: 24 cm
Un vecchio servizio di piatti diventa il media di questo progetto artistico, non solo come oggetto, ma come testimone silenzioso di un bisogno primario: la fame. Non la fame sazia, ma l'eco di una necessità primordiale e inappagata, un desiderio che trascende la pura necessità. Il detto popolare "Chi c'ha il pane non c'ha i denti" non è solo un’espressione, ma un grido che dipinge la cruda realtà dell'indigenza e, soprattutto, dell'inaccessibilità al cibo che attanaglia troppe vite. Il progetto indaga la fame su due livelli: come necessità fisiologica ineludibile e, parallelamente, come un desiderio bruciante. Ci si interroga su come la mente, in assenza di cibo reale, lo visualizzi e lo idealizzi. Come si configura l'immagine di un pasto quando questo è un miraggio, un'aspirazione irraggiungibile? In un'epoca in cui il feticismo del cibo dilaga, la vita di chi è afflitto dalla povertà è una costante tortura visiva. Le immagini di cibo, perfette e seducenti, bombardano senza sosta da ogni dove: dalle pubblicità luminose per strada ai feed infiniti sui social, fino agli show televisivi. Per chi non può mangiare, ogni vetrina, ogni post, ogni spot diventa un affronto, un'esibizione crudele di ciò che è proibito. Un piatto, apparentemente completo, si presenta con la sua cruda contraddizione: reca in sé l'idea del nutrimento, ma resta tragicamente vuoto. Questa vacuità non è un'assenza casuale, ma un'affermazione potente dell'inaccessibilità del cibo, anche quando esso è a portata di sguardo. Simboleggia la frustrazione di poter vedere, di poter desiderare, ma di non poter mai realmente afferrare. Per chi è afflitto dalla fame, in questa condizione di estrema privazione, l'ultima risorsa, l'ultimo atto di resistenza, è l'atto disperato di immaginare di nutrirsi, trasformando il desiderio in un pasto fantasma, l'ultima, amara consolazione. Questo progetto è in corso e in evoluzione. La sua indagine sulla fame e sull'inaccessibilità non si limiterà al solo utilizzo del vecchio servizio di piatti, ma si espanderà attraverso nuove forme espressive. Cosa significherebbe per te guardare il tuo desiderio più profondo senza poterlo mai toccare?
Share